mercoledì 4 agosto 2010
STORIA DI MALPENSA
Emilietta vive in aeroporto da sei anni. Malpensa è diventata suo malgrado la sua casa: sta al piano arrivi, tra l’edicola e i bar. Dorme sul marmo delle panchine, mentre di giorno passa il tempo leggendo e scrivendo poesie e favole, seduta sulle seggiole che di solito sono occupate dai passeggeri in transito o da chi aspetta il ritorno di parenti e amici.
Lei non può tornare nella sua vera casa, le isole Mauritius, dove vivono i suoi due figli, Oscar e Cristiano, rispettivamente 45 e 41 anni e l’uomo che ama e che non vede da 11 lunghi anni. Il governo del paese africano la considera “indesiderata” e non la fa più rientrare. Tutto, a suo dire, per un ritardo nel rientro dopo i sei mesi di permesso turistico del quale usufruiva dopo che con marito e figli ha deciso di stabilirsi sull’isola una ventina di anni fa.
Da allora, nel 2002, Cesira Ton, veneta di 71 anni, per tutti semplicemente Emilietta, sta combattendo una lotta per poter tornare a casa, nelle Mauritius. Ha scritto lettere su lettere ad ambasciate e consolati, senza che nessuno le abbia mai garantito la speranza di poter tornare dai suoi figli. Ha anche provato a tornare a casa più volte, ma è stata bloccata e rispedita in Italia. Ha vissuto per mesi in una tenda a Busto Arsizio, poi per nove mesi in stazione a Gallarate ed infine è arrivata in aeroporto.
Qui passa il tempo sognando di poter prendere il volo su uno dei tanti velivoli della Air Mauritius che transitano da Malpensa portando carichi di turisti in uno dei paradisi delle vacanze: ogni volta che la livrea colorata della compagnia nazionale del Paese africano fa capolino sulle piste della brughiera, per Emilietta è un po’ come tornare dalla sua famiglia, almeno con la mente.
A Malpensa si è creata un ambiente tutto suo: se ne sta con la valigia e una pigna di giornali di fianco, ogni tanto si ferma qualcuno a scambiare due parole, soprattutto le donne delle pulizie e qualche commessa dei negozi del terminal 1.
Un mese fa, quando si è assentata per un mese circa a causa di un’operazione, in aeroporto è scattato l’allarme: Emilietta è ormai parte integrante di Malpensa, una presenza fissa, una sicurezza. Vive grazie ad una pensione minima e alle monete che raccoglie dai carrelli carichi di valige che tanti passeggeri abbandonano qua e là.
In aeroporto sembrano conoscere tutti la sua vicenda, in tanti le vogliono bene e hanno tentato di aiutarla, offrendole lavori, soldi e anche una casa, ma lei ha sempre rifiutato per non perdere di vista il suo unico obiettivo, cioè tornare alle Mauritius.
Un regista sta anche girando un film su di lei, sulla sua vita in aeroporto, sui momenti quotidiani di una donna normale: il taglio e il lavaggio dei capelli nei bagni dello scalo, i luoghi frequentati e le persone che ogni giorno incontra. Emilietta non vuole farsi intervistare, almeno per il momento. Accetta di fare una chiacchierata informale, per non mischiare le cose, spiega: ora c’è il film, poi si vedrà. La sua storia è però di quelle che colpiscono: una signora di 71 anni “costretta” a vivere in aeroporto, a pochi chilometri dalla nostre case, lontana dalla sua famiglia e senza la concreta speranza di poter riabbracciare i suoi cari. Tutto per un cavillo legale che sembra poter nascondere ben altre trame, al momento difficili da comprendere e ancor più complesse da dipanare.
Una persona curata, pulita, educata, che non cerca e non vuole l’elemosina della gente, ma vuole raggiungere il suo scopo: tornare a casa.
khay.a
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